Recensione di “Uomini e sogni” di Lucia Raffaelli

Il libro di Marsili si apre e si chiude con riferimenti di carattere più letterario – o quanto meno artistico – che tecnicamente psicanalitico: la scena di una mini-serie TV di argomento storico (da “Maximilian, il gioco
del potere e dell’amore”, Prochaska, 2017) e la citazione di uno scrittore inglese, Samuel Coleridge (1772-1834). Il libro si sviluppa poi naturalmente in altra direzione, concentrandosi sull’esperienza clinica dell’autore, ma l’approccio utilizzato per il tema del sogno, con una evidente sensibilità e considerazione per il dato umano così come la percezione acuta di un artista è capace di filtrarlo, non stupisce di certo in Vincenzo Marsili, un autore che ha trattato, ad esempio, il tema del figlicidio attraverso “Tre letture di Euripide” (Madri assassine. Tre letture di Euripide, 2017).

Il titolo stesso del libro – Uomini e sogni – pare evocare la rappresentazione immaginifica di avventure fantastiche, piuttosto che il resoconto scientifico di percorsi terapeutici. E ugualmente suggestivi sono i titoli scelti per i diversi capitoli del libro, molti dei quali potrebbero essere definiti poetici per la ricchezza evocativa.